Il monastero di Skellig Michael su uno scoglio a largo dell’estremità sud occidentale dell’Irlanda, St. Michael’s Mount a Capo End in Cornovaglia, Le Mont Saint Michel in Bretagna, la Sacra di San Michele all’inizio della Val di Susa, la Chiesa dell’Abbazia Benedettina di S. Michele in Monte Camiliano, la Basilica Santuario di San Michele sul Gargano, edificati su alture scoscese e rocciose, tra sesto e decimo secolo si trovano su uno stesso “asse immaginario”.
I Longobardi, sconfitti l’otto maggio 663 i Bizantini sul Gargano, proclamarono l’Arcangelo Michele loro Protettore. Anche i Re Carolingi, occupato il Ducato Longobardo di Benevento e di Spoleto, scelsero come loro Patrono l’Arcangelo.
Carlo Magno lo elevò a Protettore del Sacro Romano Impero, ordinando la costruzione di una chiesa a lui dedicata in ogni comune. Tra gli innumerevoli centri micaelici Skellig Michael in Irlanda, St. Michael’s Mount in Cornovaglia, Le-Mont-Saint-Michel in Bretagna, la Sacra di San Michele in Val di Susa, sono i santuari più famosi, santuari che si trovano con la Basilica Santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano, su uno stesso asse immaginario nel quale si colloca esattamente anche la Chiesa dell’Abbazia Benedettina di San Michele in Monte Camiliano. “Ecclesia et monasterium Sancti Angeli in Monte Camiliano Nucerinae Diocesis” sono le testimonianze più remote della presenza nella Terra di Roccacontrada dei popoli franco longobardi. L’Abbazia, dedicata all’Arcangelo, posta sulla sommità di questo monte, ai confini orientali del Ducato di Spoleto, nella diocesi di Nocera Umbra, nel 1024 era già un importante luogo di culto e di potere. Nel documento del 3 giugno 1173 le famiglie dei feudatari Berardeschi, di origine longobarda giuravano all’Abate Ugo ed ai 12 monaci di difendere il monastero, le sue pertinenze e di riparare ingiustizie: “Nos omnes promittimus tibi tuisque successoribus de Monasterio Sancti Angeli de Monte et suis bonis et cum omnibus suis pertinentiis aiutare et difendere ab omni persona hominum et quicquid ingiuste vel nostri tenent de iure et possessione Sancti Angeli, promittibus obbedire e servare mandatum et mandata iusta bona fide et sine fraude”. Nell’atto rogato dal notaio Egidio il 6 agosto 1208 in Castro Roccae Contradae “ ad pedem ulmi Sancti Medardi” era presente “dominus Nicolay abbatis Sancti Angeli de Monte.” Il nome “de Monte” senza “Camiliano” lascia intendere che in quel tempo, avendo particolare valore semantico, indicava la sacralità della montagna. L’Abbazia che aveva giurisdizione su Chiese e Conventi all’interno della cinta muraria di Roccacontrada e nei territori circostanti, nel 1585 venne affidata ad un abate Commendatario. L’ultimo abate, Francesco dei Conti Tarughi di Roccacontrada fu nominato nel 1788 poco prima della requisizione dei beni da parte del Governo napoleonico. Un Comitato di ecclesiastici e di notabili di Arcevia, presieduto dal Conte Anselmo Anselmi, regio ispettore ai beni artistici, da Monsignor Ulderico, vicario della diocesi di Iesi, fratello di Padre Giuseppe s.j. fondatore con Guglielmo Marconi e primo direttore della Radio Vaticana, fondatore e primo assistente del Movimento Esploratori Cattolici nel 1916, restaurò la Chiesa edificando, in sostituzione del campanile crollato, l’imponente croce in ferro benedetta dal Cardinale Achille Manara arcivescovo di Ancona il 26 luglio 1904 come ricorda l’epigrafe posta sopra l’ingresso principale. Da allora la Chiesa, per l’incuria degli uomini e l’erosione del tempo è andata lentamente in rovina fino a quando per iniziativa del Presidente della Pro-Loco Alfiero Verdini e del Sindaco Silvio Purgatori, con il finanziamento di importati imprese locali si è restaurata con la croce, la statua di San Michele, l’epigrafe, bonificato il terreno circostante da cui si ammira un panorama emozionante dai Sibillini, al Monte Catria, al Nerone, al Petrano, a San Marino, alle vallate fino all’Adriatico. Il 16 settembre 2007 si sono concluse le celebrazioni per la riconsacrazione della millenaria Chiesa alla presenza del Rettore di San Michele sul Gargano, Padre Ladislaw Suchy per significare anche simbolicamente l’unione con il centro universale del culto micaelico. La Banda Nazionale della Polizia con numerosa e qualificata rappresentanza dell’Associazione Nazionale ha partecipato alle solenni cerimonie. La Chiesa a tre navate, quella centrale con volta a botte, quelle laterali con volte a crociera sostenute da colonne cilindriche terminanti con iscrizioni su antichi capitelli romanici, dal 1984 appartiene alla giurisdizione della diocesi di Senigallia. Sull’altare centrale è collocata copia lignea della statua barocca dell’Arcangelo Michele del 1646 attribuita a Monsù Leonard Chailleau famoso intagliatore francese conservata nelle sale museali della Collegiata di San Medardo. Sull’altare di destra sono esposte le sacre pietre donate dal Rettore del Santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano, dall’Abate della Sacra di San Michele in Val di Susa, la medaglia e la sabbia dal Priore di Le-Mont-Saint-Michel. Sulla parete esterna un’epigrafe in marmo ricorda la preghiera della Polizia di Stato a San Michele, suo protettore dal 1949 per decisione del Pontefice Pio XII.
La festività nel calendario gregoriano ricorre il 29 settembre, mentre ogni otto maggio un pellegrinaggio guidato dai Cappellani Territoriali accompagnato dalle corali della Questura di Ancona con numerose partecipazioni dell’A.N.P.S. da Costa di Arcevia sale per gli antichi sentieri con i ceri bianchi e rossi a ricordo della prima apparizione dell’Arcangelo. Proprio domenica 8 maggio 2011, nell’anno del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, voluto dal Sindaco Andrea Bomprezzi e dal Presidente dell’Accademia Misena di Roccacontrada Alfiero Verdini è stato solennemente inaugurato il monumento, primo ed unico in Italia sulla sommità di questo sacro monte, divenuto ora “IL SACRARIO” dei caduti della polizia. Nella festività di San Michele, giovedì 29 settembre 2011 sulla torre del Palazzo Pretorio è stata solennemente scoperta questa epigrafe in marmo: “La Città di Arcevia nel 150° dell’Unità d’Italia ha dedicato AI CADUTI DELLA POLIZIA DI STATO il monumento in bronzo opera del maestro Bruno d’Arcevia posto sotto la grande croce della Chiesa dell’Abbazia Benedettina di San Michele in Monte Sant’Angelo” già Monte Camiliano. E questo luogo di così suggestiva sacralità, “che ti porta lontano da questo tempo e da questo mondo” con un solenne cerimoniale liturgico e militare presieduto dal Cardinale Monsignor Elio Sgreccia, è stato intitolato al Prefetto Antonio Manganelli Capo della Polizia di Stato dal 2007, scomparso il 20 marzo 2013 che ha partecipato con diverse pregevoli modalità, agli eventi qui nel tempo realizzati.